Gli astronomi sono testimoni di una stella “zombi” che divora i resti di un pianeta morto

I ricercatori hanno trovato elementi nell’atmosfera di un’inaspettata stella nana bianca e hanno suggerito che potrebbero provenire da un pianeta morto consumato di recente.

Il nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature descrive in dettaglio una stella nana bianca chiamata G29-38 che si trova a 50 anni luce dalla Terra all’interno della costellazione dei Pesci. Le stelle nane bianche sono il nucleo di stelle un tempo vissute come il Sole. Questi corpi celesti sono estremamente densi, con una gravità superficiale circa 100.000 volte più forte di quella terrestre.

A causa dell’estrema gravità, tutti gli elementi pesanti, come ferro, calcio e magnesio, affondano sotto la superficie della stella in tempi relativamente brevi, il che significa che rilevarne qualcuno suggerirebbe che si è verificato un evento di recente. I ricercatori hanno utilizzato l’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA per analizzare G29-28, isolando la firma dei raggi X della nana bianca e rilevando circa 1.800 tonnellate di materia risucchiate nella nana bianca ogni secondo. Questa osservazione segna la prima volta che i ricercatori hanno isolato i raggi X emessi da una nana bianca.

“Le nane bianche sono oggetti estremamente densi e hanno una gravità superficiale circa 100.000 volte più forte che sulla Terra. Ciò fa sì che gli elementi pesanti affondino alla vista in tempi molto brevi. Ciò significa che gli elementi pesanti osservati in superficie devono essere arrivati ​​di recente dall’esterno della nana bianca,” ha detto l’autore principale dello studio Tim Cunningham, un astrofisico dell’Università di Warwick in Inghilterra, a Space.com.

“Misurare la quantità e la velocità con cui il materiale planetario residuo cade sulla superficie di una nana bianca ha molte importanti implicazioni, tra cui per la formazione dei pianeti e le composizioni del materiale esoplanetario,ha detto Cunningham.

“La cosa eccitante con il nostro rilevamento a raggi X è che stiamo rilevando l’emissione dal momento in cui questi detriti planetari colpiscono la superficie stellare, fornendo la prima prova diretta che questi sistemi si stanno attualmente accrescendo,ha detto Cunningham.

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